Palermo

Corleone, Di Maio: "Ritiro il simbolo agli eletti 5S". Pascucci: "Vado avanti"

Vicepremier all'attacco del candidato del suo movimento: "Non voglio rischiare di prendere voti dai mafiosi". Il candidato: "Delle questioni interne si parli dopo"
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"Se venisse eletto anche un solo consigliere a Corleone nella lista del Movimento 5 Stelle ritirerei immediatamente il simbolo". Il giorno dopo l'annullamento del comizio a Corleone a sostegno del candidato Maurizio Pascucci, che aveva aperto al "dialogo con i parenti dei mafiosi", il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio da Palermo torna sulle elezioni amministrative nel paese di Totò Riina e Bernardo Provenzano, che domani sceglie il nuovo sindaco dopo un commissariamento per mafia: "Non voglio rischiare - aggiunge Di Maio in quello che formalmente è il giorno del silenzio elettorale su Corleone - che qualcuno possa avere preso i voti della mafia". "Noi - ribatte Pascucci - andiamo avanti. Domani i cittadini di Corleone si esprimeranno e decideranno. Se il M5s dovrà pronunciarsi sulle singole persone poi lo farà al proprio interno".

Corleone, Di Maio: "Se saranno eletti consiglieri 5stelle ritirerò il simbolo"

Ieri il vicepremier era stato molto duro. Prima l'annullamento del comizio a Corleone, poi - dopo la decisione di Pascucci di andare avanti comunque - la richiesta ai probiviri del Movimento di prendere provvedimenti, con l'indicazione esplicita di infliggere "il massimo della sanzione, cioè l'espulsione dal Movimento 5 Stelle".

Corleone, il comizio del candidato Pascucci: "Non vogliamo i voti della mafia"

Pascucci, durante il comizio di ieri sera, si era difeso dalle accuse interne. "Ci abbiamo riflettuto molto e seriamente - ha confermato Pascucci - Ho deciso che vado avanti. Corleone ha diritto al cambiamento. Abbiamo questa responsabilità. Se lo farò con il Movimento cinque stelle? Certo, continuo con questa lista, poi gli altri prenderanno le loro determinazioni". Pur facendo una precisazione: "Io non li voglio i voti dei mafiosi e lo dirò al comizio stasera. Sono a Corleone da 14 anni e combatto contro la mafia e i mafiosi, quindi mai e poi mai posso pensare di arrivare a un compromesso con loro. Il fatto è molto semplice - spiega - ci sono dei parenti di mafiosi condannati che prendono le distanze dai loro congiunti e non è giusto che questi parenti siano esclusi per tutta la loro vita dalla comunità. Solo a questa condizione, se loro prendono le distanze dai loro congiunti che hanno commesso dei reati gravissimi, penso che si possa aprire con loro un dialogo per farli uscire da una dinamica che li colpevolizza in quanto i parenti dei mafiosi non hanno commesso dei reati".


Parole che avevano provocato l'ira ancora maggiore di Di Maio: "Sulla mafia - ha detto ieri il vicepremier - non è concesso neppure peccare d'ingenuità da parte di chi si candida a ricoprire cariche pubbliche. Ci aspettavamo scuse, non arroganza. Questo non è un comportamento da Movimento 5 Stelle e come tale deve essere sanzionato immediatamente".


Poi Di Maio si concentra sull'oggetto della sua visita di oggi, un incontro su Fincantieri: "Le aziende di Stato - dice - nel Sud non hanno solo una funzione
economica per il paese ma anche di tenuta sociale. Quindi è chiaro che gli investimenti in questi cantieri dovranno aumentare".