Economia

Spread poco sopra 290 punti dopo il vertice sulla Manovra, Borse deboli

Palazzo Chigi nella sera del vertice sulla Manovra (ansa)
Asta di titoli di Stato, scendono i rendimenti dei Ctz. Trump riaccende le preoccupazioni sul braccio di ferro commerciale tra Usa e Cina
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MILANO - Lo spread tra Btp e Bund tedeschi chiude in leggero rialzo sopra 290 punti all'indomani del vertice di governo che ha confermato l'intenzione di rivedere la Manovra per evitare le sanzioni europee, anche se non sono stati ancora individuati i correttivi concreti da apportare. La via più percorribile è un aumento delle coperture e un differimento delle disposizioni cardine, come il reddito di cittadinanza e la quota 100, per attutirne l'impatto finanziario sul 2019. Per il commissario Pierre Moscovici, la "porta per l'Italia è sempre aperta" e le "soluzioni condivise sono meglio delle sanzioni", mentre per il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, "i saldi resteranno invariati". Il rendiemento del Btp decennale è al 3,3 per cento.

Il Tesoro ha beneficiato della recente distensione e ha collocato Ctz a 24 mesi per 2,5 miliardi, con rendimento in calo di 63 punti base allo 0,995% rispetto all'asta precedente (26 ottobre scorso). L'importo massimo offerto e assegnato è stato di 2,5 miliardi a fronte di una richiesta di a 3,9 miliardi. Il Tesoro ha poi assegnato un miliardo, il massimo dell'offerta, di Btp quinquennali (scadenza 15 maggio 2023) con un rendimento lordo dell'1,45%, in questo caso in crescita dallo 0,9% che però si riferiva a giugno. La richiesta è stata di 1,65 miliardi per un rapporto di copertura di 1,65.
I listini azionari sono reduci dal rally di inizio settimana, con Piazza Affari in particolare evidenza per il recupero dei bancari, ma oggi hanno virato sulla debolezza: Milano ha girato in calo a metà giornata per cedere lo 0,43% finale. Deboli anche le altre: Londra perde lo 0,27%, Parigi lo 0,24% e Francoforte il 0,4%. Anche a Wall Street prevale la debolezza: il Dow cede lo 0,3% e il Nasdaq perde lo 0,1% con Apple in difficoltà per i timori sulle vendite di iPhone.

Debolezze generali che l'agenzia Bloomberg ricollega alla minaccia di Donald Trump su possibili incrementi dei dazi verso la Cina, che risveglano timori di escalation nella guerra commerciale che sembravano sopiti. In attesa del faccia a faccia con Xi Jinping al G20 argentino di fine settimana, Trump ha parlato al Wall Street Journal non escludendo che si possa metter mano alle tariffe per l'export cinese verso gli Usa che non è ancora ricaduto nella rete dei dazi già incrementati e che colpiscono 200 miliardi di importazioni dall'Asia. Una spada di Damocle che pende sulle trattative tra le due diplomazie commerciali, ancora arenate. 

Questa querelle si è ripercossa solo in parte sulla seduta asiatica, nella sua seconda parte. Tokyo ha messo a segno un rialzo dello 0,64% e Seul dello 0,79% mentre Hong Kong termina in calo (-0,17%) e Shangai segna un finale debole (-0,04%). Ieri sera, Wall Street ha segnato un netto rialzo con il Dow Jones a +1,46% e il Nasdaq in progresso del 2,06%: bene Gm per aver annunciato un piano di tagli al personale lacrime e sangue, che ovviamente abbatte i costi e per contro rassicura gli azionisti, e Amazon nel giorno del Cyber Monday.

Il barometro delle quotazioni del petrolio torna al sereno nel pomeriggio di scambi: negli Usa il Wti sale dello 0,7% a 52 dollari al barile e il Brent risale dello 0,8% a 61 dollari al barile. Oro poco mosso verso il finale della seduta: il metallo spot cede lo 0,35% a 1.218 dollari l'oncia.

Sul valutario, l'euro/dollaro torna sotto 1,13 dollari, sui livelli del 14 novembre, a 1,1291 (1,1308 in avvio e 1,1347 ieri) mentre l'euro/yen è a 128,457 e il dollaro/yen a 113,766. In Italia si registra il nuovo segnale negativo dalla fiducia, tanto di consumatori che di imprese, segnala la fiducia di consumatori dopo che in Francia si è visto un calo ai minimi dal novembre del 2015 per l'umore dei nuclei. Negli Usa, i prezzi delle case nelle maggiori 20 città a settembre sono saliti del 5,1% annuo (indice Case-Shiller) mentre la fiducia dei consumatori del Conference board a novembre ha deluso le stime con 135,7 punti. In Cina si è segnato un rallentamento dei profitti aziendali che solleva preoccupazioni ulteriori sul raggiungimento degli obiettivi di crescita: a settembre +3,6% rispetto al 2017, ritmo di espansione minimo da marzo.

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