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Powell-put?

Pubblicato 29.11.2018, 11:53

Giovedì 29 Novembre

Hedgeye

Powell toglie (3 ottobre) e Powell restituisce (28 novembre). Dal mio punto di vista il contributo fornito ieri dal Governatore non è così fondamentale come alcuni commentatori affermano ma la reazione del mercato è stata innegabile, probabilmente aiutata da una situazionedi iper-vendutodi breve.

Powell

Le sessioni ‘molto’positive sono diventate più frequenti proprio oracheil mercato fa più fatica a salire... (spesso una caratteristica dei bear markets...)

Powell dovish (quanto in realtà?)

La lettura del mercato è stata praticamente unanime. L’attenzione degli analisti è caduta con facilità sul quell’essere “just below” eventuali livelli di neutralità dei tassi (neutralità su cui il Governatore ha ribadito esserci assoluta incertezza e necessità di adeguarsi strada facendo) che appare naturalmente una correzione di quel “we are a long way from neutral” da lui pronunciata in quel 3 ottobre e che in molti avevano visto come un fattore chiave nell’innescare la correzione delle ultime settimane. La semplificazione e l’estrapolazione sono prassi naturale sui mercati finanziari e non vale probabilmente più di tanto la pena sottolineare che le parole di Powell, se riportate in maniera completa, non sono state così smaccatamente in contrasto con la comunicazione precedente: “Interest rates are still low by historical standards, and they remain just below the broad range of estimates of the level that would be neutral for the economy” (trovate qui il discorso completo: https://www.federalreserve.gov/newsevents/speech/powell20181128a.htm). Essere ‘just below’ un range di stime (vedi gli ultimi DOTs di settembre) che va da 2.5% a 3.5% mi pare più una constatazione di fatto che un’indicazione programmatica (i.e. di essere in procinto di fermarsi). Avendo ascoltato il suo intervento ieri (il Q&A è stato brevissimo), posso comunque condividere l’interpretazioneche il tono al margine sia stato accomodante e in ogni caso poco desideroso di aumentare la conflittualità con la Casa Bianca. Buona parte del discorso che verteva su temi di stabilità finanziaria (che sta diventando un mandato aggiuntivo sempre meno occulto rispetto alla coppia canonica occupazione/inflazione) declinato nei 4 sotto-temi: leva (presente nel sistema finanziario), funding risk (del sistema bancario), livelli di debito, livelli di valutazione degli asset finanziari. In tutti questi aspetti la Fed non sta rilevando situazioni preoccupanti o estreme, con l’unica eccezione (ma solo come allarme giallo non rosso) riguardante i livelli di indebitamento del settore privato (aziende, non famiglie). Come a dire: non è al momento necessario essere più aggressivi nella normalizzazione monetaria dal momento che il sistema è assai meno vulnerabile rispetto agli anni pre-crisidel 2008 e non ha bisogno di un’azione particolarmente proattiva da questo punto di vista. La reazione di un mercato desideroso di abbracciare notizie positive e stimolanti non si è fatta attendere e non è stata timida, come analizziamo più avanti. Mi sembrano però esagerate alcune roboanti affermazioni come “il 28 novembre è nata la Powell-put”.

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Projections

Fed

Expectations

Impatto di mercato

Nell’ultimo Daily (lunedì scorso) avevamo ipotizzato che ci fossero le condizioni per un rimbalzo sugli indici azionari da livelli di iper-venduto. I potenziali catalizzatori non sarebbero mancati: Powell e Trump (con Xi) sembravano essere i più prevedibili. Così, corretta o meno che sia l’interpretazione del messaggio del Governatore come dichiaratamente dovish, non mi sorprende più di tanto la reazione robusta del mercato sia sul fronte azionario, con Wall Street in grado di aggiungere un altro 1.5%-2.0% al margine di sicurezza (di un altro 2%) con cui nella parte iniziale della settimana ci eravamo allontanati dai minimi di venerdì sera, sia su quello valutario con il dollaro respinto con perdite dai massimi di periodo che aveva testardamente riconquistato contro molte valute negli ultimi giorni. Ho però sempre sostenuto che i fattori che avevano innescato la debacle di ottobre non fossero identificabili e limitati con la citata hawkishness di Powell (“a long way from neutral”) o con le dure parole del vice-Presidente Pence nei confronti della Cina, anch’esse arrivate nei primi fatidici giorni di ottobre. Ma che sia il lento ma inesorabile cambiamento nelregime di liquidità disponibile al mercato a delineare il contesto strutturalmente più ostilein cui i compratori/detentoridi asset rischiosi sono costretti aoperare. Per questo faccio fatica ad entusiasmarmi più di tanto ‘solo’ per una ‘correzione di rotta’ di Powell o per una probabile tregua che verrà annunciata sabato sera (notte )da qualche sorriso, stretta di mano e accattivante twittata a valle dell’incontro più atteso del mese. Non che sia il caso di precipitarsi a vendere. Tra oggi e domani un attento monitoraggio dei livelli e della price-action stimolata dagli eventi ci darà qualche informazione in più.

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L’S&P 500 arriva di slancio a confrontarsi con unprimo evidente ostacolo in area 2750. La resistenza successiva, che può diventare più ostica non fosse altro perché verrebbe affrontata dopo un’avanzata già importante e relativamente veloce (più del 6% dai minimi), si trova in zona 2800.

S&P 500

Nasdaq 100

Il dollaro

Pur con una volatilità inferiore (caratteristica strutturale dell’asset class) il movimento del dollaro di ieri è stato ancora più convincente dal punto di vista tecnico. Sull’EUR/USD e sull’indice DXY la sessione di ieri ha portato un ‘outside day’ (vedi grafico), ovvero una giornata di range più ampio del precedente e con chiusura sopra i massimi del giorno precedente (sotto ai minimi nel caso del DXY che scende, specularmente rispetto all’EUR/USD, quando il dollaro si indebolisce). Per il dollaro neozelandese segnalo in primo caso (nel ridotto universo G10) di chiusura sopra la media mobile a 200 giorni (vedi grafico), ancora lontana inquasi tutti gli altri cross del dollaro. Le ultime due sessioni del mesedovrebbero portare flussi in acquisto USD, tipici di quando l’azionario perdeterreno. Con l’aggiunta, a valle della riforma fiscale lanciata da Trump 12 mesi fa, di flussi costanti (ma ormai in significativa diminuzione) generati dal rimpatrio di profitti off-shore da parte delle multinazionali a stelle e strisce. Acquisti di dollari in grado di confondere le acquee la price-action delle ultime ore. Ma, se il quadro tecnico verrà confermato nei prossimi giorni, sarà un ulteriore elemento che ci spinge ad essere scettici sull’inseguire la forza del dollaro oltre i livelli visti di recente(i.e. EUR/USD sotto 1.1300).

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EUR/USD

DXY

NZD/USD

Brexit

Si sta meglio delineando il percorso che ci attende nelle prossime due settimane, cruciali indubbiamente, ma lo saranno con ogni probabilità altrettanto quelle successive.

- A partire dal 4 dicembreci saranno 5 giornate con 8 ore di dibattito (sospensione prevista per il 7-9 dicembre).

- Ogni giorno il dibattito verrà condotto da un ministro diverso su temi di sua competenza.

- Il voto inizierà alle 8pm (CET) di martedì 11 dicembre.

- La Camera voterà prima una serie di emendamenti (presumibilmente un numero limitato,uno per ciascun partito/fazione politica, Labour, SNP, Lib-Dem, DUP, i Conservatori ‘Hard-Brexiteers’ dell’European Research Group). Ci attende che gli emendamenti possano prevedere una richiesta di far tornare alle urne gli elettori con un nuovo referendum o che contengano visioni alternative del rapporto futuro con l’Europa (senza alterare il ‘withdrawal agreement’).

- A seguire i deputati saranno chiamati a votare per la mozione governativa eventualmente modificata dagli emendamenti che avessero ricevuto una maggioranza di voti favorevoli.

- Gli emendamenti non avranno comunque un valore vincolante nei confronti dell’azione di governo. Forniranno però un significativa rilevazione della ‘temperatura politica’ ad esempio segnalando se ci possa essere una maggioranza possibile per ratificareun accordo modificato e indicando in che direzione muoversi per tentare il passaggio dell’accordo nelle settimane successive.

Restano aperti tutti i possibili scenari che abbiamo delineato nei giorni scorsi. Si segnala una maggiore apertura in ambiente laburista in direzione di un potenziale secondo referendum (https://www.bbc.com/news/uk-politics-46373787).

Brexit

Fonte: BBG (amended by JCI Capital)

Asia. Consolidate le perdite del dollaro e i guadagni azionaricon ilfuture dell’S&P 500 appena sotto la chiusura di ieri. In realtà le piazze del Pacifico non hanno mostrato particolare entusiasmo nell’abbracciare la riscossa di ieri, forse distratte dall’attesa del G20 e della ‘cenetta’di sabato sera. Gli indici cinesi si sono addirittura mostrati in palese difficoltà probabilmente infastiditidalle critiche americane (posturali in vista di sabato?) alle ‘scioccanti’ tariffe di Pechino nel mondo automotive (https://www.cnbc.com/2018/11/29/trump-administration-to-examine-ways-to-raise-tariffs-on-chinese-autos.html).Nikkei +0.4%, Hang Seng-0.9%, Shanghai Composite-0.8%. Il dollaro ha perso ulteriore terreno nei confronti dello yen, aiutato da un dato di vendite al dettaglio in Giappone superiore alle attese e dall’ottimismo di un membro del board BoJ (Masai).

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L’inflazione tedesca (e quella spagnola) costituirà il piatto forte dell’agenda macro oggi, prima che domani Francia e Italia completino il quadro CPI delle quattro principali economie EU. Le minute dell’ultimo FOMC (stasera) verranno spulciate con la consueta solerzia ma rischiano di rappresentare un punto di riferimento non troppo attuale, avendo sentito il pensiero di Powell ‘real-time’ieri sera. Buona giornata.

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

JCI Capital

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