Roma

Morte Desirée Mariottini, Riesame annulla l'accusa di omicidio per due arrestati

(ansa)
Per Chima Alinno e Brian Minthe il Tribunale ha inoltre derubricato l'accusa di violenza sessuale di gruppo in abuso sessuale aggravato. Entrambi restano in carcere. La Procura: "Aspettiamo di conoscere le motivazioni ma il nostro quadro accusatorio non cambia di una virgola"
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Cade l'accusa di omicidio ma restano ugualmente in carcere Chima Alinno e Brian Minthe, due dei quattro africani fermati per la morte di Desirée Mariottini, la sedicenne di Cisterna di Latina trovata senza vita nella notte tra il 18 e il 19 ottobre in un palazzo abbandonato in via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo. La decisione è del tribunale del Riesame di Roma che ha, però, ritenuto non sussistente l'ipotesi dell'omicidio volontario sostenuta dalla procura. Il tribunale della Libertà, accogliendo le istanze delle difesa, ha anche derubricato l'accusa di violenza sessuale di gruppo in abuso sessuale aggravato dalla minore età della vittima. I due restano quindi in carcere.

"Sono contenta per il mio assistito. Alla sua innocenza, anche alla luce delle indagini svolte, ho sempre creduto. Mi dispiace perché le indagini condotte in tal modo rischiano di non rendere giustizia a quella povera ragazza", così l'avvocato Pina Tenga, legale di Chima Alinno.

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La Procura però non cambia idea e il suo impianto accusatorio ritiene la sedicenne vittima di uno stupro di gruppo e di un omicidio volontario. I pm di piazzale Clodio restano fermamente convinti che gli elementi fin qui raccolti a carico degli indagati diano forza all'iniziale pista investigativa seguita dalla polizia. "Siamo ancora nella fase degli indizi - si spiega in Procura -, e quindi è giusto che il Tribunale faccia le sue valutazioni. Aspettiamo di conoscere le motivazioni del provvedimento. Il nostro quadro accusatorio però non cambia di una virgola. Anzi".

Domani, intanto, davanti allo stesso collegio del Riesame sarà discusso il ricorso del terzo arrestato, l'altro senegalese Mamadou Gara, e anche in questo caso è plausibile immaginare che l'esito sarà uguale a quello degli altri. E sempre mercoledì, davanti al gip, si svolgerà nel carcere di Regina Coeli l'interrogatorio di convalida del fermo di Marco Mancini, romano di 36 anni, l'uomo accusato di aver venduto agli aguzzini gli psicofarmaci utilizzati nel mix letale che ha stroncato l'adolescente. Mancini, a carico del quale è stata chiesta l'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, deve rispondere di detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti, quali cocaina, eroina e psicofarmaci capaci indurre effetti psicotropi, a persone (compresa Desiree) che frequentavano lo stabile di via dei Lucani 22.
"Sono contenta per il mio assistito. Alla sua innocenza, anche alla luce delle indagini svolte, ho sempre creduto. Mi dispiace perché le indagini condotte in tal modo rischiano di non rendere giustizia a quella povera ragazza". Lo ha detto l'avvocato Pina Tenga, difensore di Alinno Chima, commentando la decisione del tribunale del Riesame che in relazione alla morte di Desiree Mariottini ha fatto cadere per l'arrestato l'accusa di omicidio.