Firenze

Cassazione, sul caso Magherini assolti i tre carabinieri

(ansa)
Annullata senza rinvio la sentenza d'appello che condannava i militari per omicidio colposo. Per la Cassazione "il fatto non costituisce reato". Il Pg aveva detto in aula: "Se lo avessero tenuto nella posizione eretta si sarebbe salvato". Il 3 marzo 2014 l'ex calciatore di 40 anni morì dopo l'arresto in una strada di San Frediano
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"Il fatto non costitutisce reato". Con questa formula la quarta sezione penale della Cassazione ha assolto i tre carabinieri accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, avvenuta il 3 marzo 2014, dopo l'arresto in una strada del quartiere di San Frediano, a Firenze.

La decisione è arrivata nella tarda serata di giovedì 15 novembre. Il collegio ha disposto l'annullamento senza rinvio della sentenza d'appello. In primo e secondo grado i tre carabinieri - che lo avevano immobilizzato e ammanettato mentre percorreva in preda a un delirio, sotto effetto della cocaina, una strada del centro storico - erano stati condannati per omicidio colposo per non averlo sollevato e messo in posizione eretta quando aveva smesso di agitarsi e di invocare aiuto. 

Magherini aveva urlato, affannato, poi si era calmato per un paio di minuti. Finché il cuore aveva smesso di battere. I carabinieri che l'avevano ammanettato e chiamato un'ambulanza non si erano resi conto che quella richiesta d'aiuto, "sto morendo" - filmata dai cellulari dei residenti di borgo San Frediano - non era una semplice protesta per essere lasciato andare. Vincenzo Corni, Stefano Castellano e Agostino della Porta erano stati condannati rispettivamente a 8 mesi il primo e a 7 mesi gli altri due, sia dal tribunale che dalla Corte d'appello di Firenze.

Prima che i giudici si ritirassero per il verdetto, il pg della Cassazione, Felicetta Marinelli, aveva ribadito: "Se i carabinieri lo avessero messo in posizione eretta" e non tenuto prono "avrebbero permesso i soccorsi, e con elevata probabilità la morte non si sarebbe verificata". L'accusa sosteneva quindi un nesso di causa "tra condotta omissiva ed evento morte".

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"Il decesso di Magherini - aveva premesso il pg - è stato determinato dall'elevato tasso di cocaina, da asfissia e dallo stress", stress, ha ripetuto, "dovuto all'assunzione di cocaina e al tentativo di liberarsi dalla posizione prona in cui lo tenevano i carabinieri". "È pacifico - ha aggiunto - che i carabinieri erano ben consapevoli dell'alterazione psico-fisica e se l'avessero liberato dalla posizione prona quando aveva dato i primi segnali di calma e manifestato affanno", l'uomo "avrebbe potuto essere soccorso e con elevata probabilità di salvarsi". I carabinieri, ha proseguito il pg, "avevano una posizione di garanzia perché lo stavano arrestando e avevano l'obbligo di tutelarlo".

Secondo la procura generale, che ha chiesto di rigettare anche il ricorso in tal senso presentato dai familiari di Magherini, si è trattato di un "reato chiaramente colposo" e non di "omicidio preterintenzionale": i colpi e i calci contestati dall'avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta le parti civili, in ogni caso "non hanno avuto rilevanza nella morte".

Opposta la tesi delle difese. "Riteniamo che i carabinieri non avessero elementi per capire quello che stava accadendo a Magherini a causa dello stupefacente. Magherini è morto per una serie di concause, tra cui anche la sofferenza per la posizione prona, ma era necessario bloccarlo, e i carabinieri non potevano capire che era il momento di metterlo a sedere", ha osservato l'avvocato Francesco Maresca, che difende due dei tre carabinieri.

Dopo la sentenza i legali dei militari hanno espresso la loro soddisfazione."In attesa di leggere i motivi - ha detto l'avvocato Eugenio Pini, difensore di Castellano  - ritengo che giustizia sia stata fatta. Dopo aver affrontato numerosi casi analoghi, spero che questa sentenza possa tracciare una nuova linea giurisprudenziale". "Abbiamo sempre creduto nella legittimità dell'intervento dei carabinieri imputati e siamo felici che la Suprema corte abbia fatto giustizia di tante contestazioni ingiustificate", il commento dell'avvocato Maresca che difende un altro carabiniere.

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"Quel che posso dire è che la vicenda giudiziaria non è da considerarsi chiusa. Attendiamo le motivazioni. Di più non dico". Così l'avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta la famiglia di Riccardo Magherini, in un post su Facebook. "Guido ed Andrea Magherini. Una famiglia distrutta - scrive il legale -. Quel video terribile che documenta la morte di Riccardo stretto al suolo mentre urla invano chiedendo aiuto. Quei calci ripetuti riferiti da 14 testimoni. La lesione al fegato. Due condanne pronunciate dai Giudici di primo e secondo grado improvvisamente annullate dalla Cassazione senza rinvio 'perchè il fatto non costituisce reato'". "È un momento difficilissimo - aggiunge - ma se vogliamo essere vicini ed aiutarli non abbandoniamo la strada della civile indignazione".

"Ho qualche bene, e venderò tutto per dare giustizia a Riccardo", ha detto intervistato da Lady Radio Guido Magherini, padre di Riccardo.  "Oggi è una giornataccia - ha spiegato - ci dobbiamo ancora riprendere, perché a tutto potevamo pensare fuorché ad una assoluzione così piena dei carabinieri. Vogliamo conoscere al più presto le motivazioni. Avrò bisogno di un paio di giorni per ricaricarmi e poi andremo avanti". "Noi famiglia Magherini, che abbiamo qualche bene, finiremo tutto per dimostrare che Riccardo è stato ucciso. Oltre non posso dire, perché altrimenti mi arresterebbero", ha detto ancora il padre di Riccardo che ha poi parlato della solidarietà ricevuta in queste ore: "Una delle cose più belle è che tutta la città è con noi, la gente è con noi e questo ci dà una grande forza per andare avanti".