Bologna

Emilia-Romagna, la Lega: "Togliere l'arabo dalle scritte negli ospedali"

Il consigliere Marchetti: "Così gli immigrati non si integrano. L'inglese basta e avanza". Nel 2011 l'allora ministro Brunetta diede ragione al policlinico di Bologna

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BOLOGNA -  Via le scritte in arabo, l'inglese "basta e avanza". A chiedere alla Regione Emilia-Romagna di eliminare la traduzione in arabo dalle insegne degli ospedali è il consigliere leghista Daniele Marchetti, che vorrebbe che nelle linee guida del Sistema sanitario regionalefosse indicata solo "la lingua inglese" come "integrativa all’italiano", motivando questa unica opzione col fatto che l'inglese sia l'idioma straniero più studiato in Europa e parlando di "semplificazione" come strada da intraprendere "per migliorare l’efficienza comunicativa e l’integrazione tra cittadini italiani e cittadini stranieri che fruiscono del nostro servizio sanitario": "Non è certo la lingua araba, che spesso troviamo nelle segnaletiche all’interno degli spazi del Servizio sanitario regionale, ad agevolare i fruitori degli spazi e nemmeno li aiuta ad integrarsi", attacca Marchetti.

"La volontà di indurre immigrati da Paesi arabi ad usare l'inglese - insiste il consigliere emiliano - rappresenta anche uno strumento in grado di facilitare la loro integrazione nella nostra società, giacché non si può pensare che dobbiamo essere noi, a casa nostra, a dover imparare la lingua araba per agevolare il loro inserimento sociale nel nostro Paese".

Ma la scelta di tradurre in arabo l'indicazione di strutture e padiglioni, come accade per esempio al S.Orsola di Bologna, non è nuova a polemiche. Correva l'anno 2011: l'allora deputato berlusconiano Fabio Garagnani, in un'interrogazione parlamentare, aveva chiesto perché non era stato scelto solo l'inglese o al limite il francese. L'allora ministro Renato Brunetta, titolare della Pubblica amministrazione, rispose in aula riferendosi proprio al S.Orsola: "La maggior parte dei cittadini stranieri che afferiscono al Policlinico parlano quella lingua (circa il 20% nel 2009) e "il Policlinico ha quindi elaborato un progetto di facilitazione degli accessi ai cittadini di lingua e cultura diversa da quella italiana, anche nell'ambito di un progetto regionale per la riduzione delle disuguaglianze".