Roma

Violenza contro le donne, manifestazione a Roma: "Siamo 150mila". Palloncini rosa per Sara e Desirèe

(ansa)
Tanti gli slogan e gli striscioni anche contro il decreto Pillon. In testa i centri antiviolenza e le rappresentanti della Casa delle donne
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C'è rosa dappertutto. Nei nastrini attaccati agli zaini, agli ombrelli, ai cappelli. Nei fiocchi annodati al collo. Nelle mantelline legate alle spalle. Ma anche viola. E rosso. Ci sono un gruppo di ragazze vestite di rosso sangue come le ancelle della serie The Handmaid's Tales, ormai diventate simbolo di oppressione e sottomissione. Tanto da apparire persino in testa al corteo "Non una di meno", partito alle 15.30 da piazza della Repubblica e arrivato intorno alle 17.30 in piazza San Giovanni.

I tagli e la violenza
Un corteo dunque coloratissimo, pieno di musica, di sorrisi, di canti, di balli, di slogan e anche di rabbia. In apertura c'è la rappresentanza dei centri antiviolenza d'Italia, quelli che stanno soffrendo una bruttissima stagione di tagli ma allo stesso tempo di recrudescenza della violenza, che mai si è sopita, in verità: queste donne che lottano in prima linea tengono tra le mani uno striscione che è un vero manifesto programmatico. C'è scritto "Stato di agitazione permanente". A seguire c'è lo striscione di Differenza Donna - Libere di scegliere - con tutta una serie di cartelli che spiegano bene lo spirito delle manifestanti: "Non ci avrete mai come volete voi siamo indomabili", "Noi ci riprendiamo la vita, voi vi tenete la paura", "Vogliamo il fondo per gli orfani di femminicidio".

La Casa Internazionale delle donne di Roma
Più oltre c'è la Casa delle donne di Pisa, e più oltre ancora la Casa Internazionale delle donne di Roma. Ci sono donne da Firenze, da Ancona, da Palermo, da Milano. Quelle della Casa Internazionale indossano cappellini rossi con scritto: "#La casa siamo tutte", intonando lo slogan: "Virginia non ci tieni sotto botta/cappelli rossi son segno di lotta". Li vendono per raccogliere fondi, offerta libera dai 2 euro in su. Continua infatti la querelle con il comune che ha deciso per lo sfratto e per la cancellazione di questa parte così importante di storia della città, che nei mesi passati ha visto manifestazioni trasversali e a tratti inaspettate di solidarietà e di protesta.

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"Siamo una marea montante"
"Questa manifestazione cade in un momento denso di avvenimenti negative per le donne" dice Maria Brighi, portavoce della Casa. "Si potrebbe tornare indietro in un attimo, quello che sta succedendo è molto pericoloso ed è molto facile che i passi avanti vengano cancellati. Però è anche e altrettanto vero che le donne sono una marea montante, fortissima, consapevole: e che allora no, non si torna indietro. Noi ci sentiamo delle privilegiate ad aver vissuto in un centro come il nostro che ha interessato negli anni trasversalmente di tutto: l'antirazzismo, l'antisessimo. Esattamente come questo corteo che è una risposta a Pillon e a Salvini, in vista dell'8 marzo".

"Facciamo tutte autodifesa"
Intanto il corteo va avanti, passa via Cavour, dove la gente affacciata alle finestre saluta facendo "ciao" con la mano, mentre il carro della manifestazione spara musica a tutto volume e vende pinte di birra a 3 euro l'una, arriva in piazza Santa Maria Maggiore, imbocca via Merulana. Le persone sono tantissime, continuano ad arrivare mentre il corteo si gonfia sempre di più, tanto che alla fine, le organizzatrice diranno che hanno partecipato 150 mila persone. "Contro ogni donna stuprata e offesa, facciamo tutte autodifesa", cantano in coro. "Un pericolo per le donne"
"Noi lo diciamo da tempo, pensiamo che la legge Pillon voglia vietare la violenza domestica, con grave pericolo per le donne. I minori vengono ridotti a merce di scambio in sede di separazione", spiega Natasha, una militante di 'Non una di meno'. Da un carro dell'organizzazione un megafono scandisce: "Non vogliamo simboli politici qui in piazza, a Salvini e Di Maio diciamo che non li vogliamo, specie con un governo pieno di persone omofobe".

"Proteggere le vittime della tratta"
C'è lo striscione di Be Free "Cooperativa sociale tratta violenza discriminazioni", il centro antitratta. "Abbiamo denunciato il disegno di legge Pillon" spiega Loretta Bondì, Direttrice dei progetti internazionali di BeFree, e membro del consiglio direttivo della Casa Internazionale delle Donne. "Si tratta infatti di un attacco profondo ai diritti delle donne e di chi ha subito violenza domestica. C'è poi il problema delle vittime della tratta, un uomo su tre sono stati "clienti" di queste donne. Uno su tre. Tanto che sul totale delle persone trafficate in Italia tra 2013 e 2014, 16mila, il 76% erano donne e di queste il 67% vittime di tratta. La violenza è un fenomeno strutturale e sociale, tanto che se non si aggredisce alla radice, resterà inascoltato. La priorità può essere soltanto una: mettere in protezione le vittime e proteggere le potenziali vittime con un piano nazionale antitratta".

"Non sono un pacco"
Il corteo continua. È pieno di ragazze e di ragazzi, sono tantissime anche le bambine. Una ha un cartello con scritto: "Non sono un pacco", altre cantano e ballano con le mamme. Lo slogan "sorella io ti credo" viene scandito per tutto il corteo: richiama la vicenda accaduta a Pamplona nel 2016, quando una ragazza venne violentata da cinque uomini che nel 2017 furono giudicati in maniera troppo blanda, spingendo le donne a scendere in piazza.

I palloncini rosa per le donne uccise
In via Merulana vengono lanciati in aria centosei palloncini rosa: volano in cielo e li alzano proprio loro, le più giovani del corteo. Ciascuno palloncino ricorda una delle donne morte nel corso del 2018 a causa delle violenze subite da uomini, soprattutto da mariti e fidanzati. Mentre i palloncini si levano in aria una voce da un camion dell'organizzazione legge le storie di alcune ragazze uccise negli ultimi anni. C'è il ricordo di Sara Di Pietrantonio, bruciata nella sua auto dal fidanzato alla Magliana nel 2016 dopo esser stata strangolata. E poi di Desirèe Mariottini, la sedicenne morta per overdose il mese scorso nel quartiere di San Lorenzo dopo aver subito una violenza sessuale di gruppo.

"Un governo oscurantista e maschilista"
Tra i pochi esponenti politici c'è la ex presidente della camera Laura Boldrini, che abbracciano e ringraziano in tantissime. "È una manifestazione di denuncia" dice, "perché ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano di chi dovrebbe amarla, quindi è violenza mascherata da amore. Ma poi è anche una manifestazione di protesta contro un governo oscurantista, maschilista, che fa i tagli sulla pelle delle donne: i tagli della legge di bilancio penalizzano i fondi per le politiche di genere, il fondo antitratta, il fondo per le vittime di violenza e il fondo per gli orfani di femminicidio. Una vergogna. Questa piazza dice tante cose e la politica dovrebbe ascoltare questa piazza perché le donne sono le prime a dire no. Ma sono tanti anche i comitati no-Pillon in tutta Italia: non si può non capire che bisogna ricominciare da questo tipo di mobilitazione che è vera, che è reale, che si tocca, ma che non riesce ad avere un contenitore politico perché queste persone vorrebbe fare la loro parte contro l'onda populista e sovranista ma non si ritrovano nei partiti di oggi. E allora" conclude Boldrini "bisogna fare qualcosa di nuovo che possa contenuere queste forze. Dalle donne si ricomincia".

"Siamo 150mila"
"Siamo 150 mila", urlano poi dal carro dell'organizzazione. E l'"agitazione permanente" contro quello che viene definito "l'attacco in corso alla legge 194" che disciplina l'aborto e contro il ddl Pillon in discussione in Parlamento sulla riforma del diritto di famiglia in caso di separazioni, continua in piazza San Giovanni. Anche qui le ragazze cantano: "Sarò l'ultima donna violata, sarò l'ultima donna ammazzata, non una meno, ora che tu l'hai fatta finita, ora che tu m'hai tolto la vita, sarai contento, parli d'amore, non sei degno di quella parola, ho lottato per anni da sola, con la tua rabbia, sarò l'ultima voce nel vento, sarò l'ultima e questo è il mio canto".
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