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Separazione, casa coniugale al figlio, tempi simmetrici ai genitori. Il tribunale di Matera anticipa il ddl Pillon

La sentenza di separazione omologata dal Tribunale di Matera
La sentenza di separazione omologata dal Tribunale di Matera 
Secondo questo provvedimento consensuale, la casa è stata assegnata al minore e non alla madre e al padre che vi si alterneranno. Per garantire la bigenitorialità, il figlio trascorrerà con i genitori tempi perfettamente paritetici. Nessun assegno di mantenimento di un coniuge a favore dell'altro per il mantenimento della prole
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Non un figlio-pacco-postale sballottato 15 giorni da un genitore e 15 dall'altro. Ma la casa coniugale a disposizione del minore, con i genitori che si trasferiscono là a turno. Spese, costi, obblighi e diritti divisi perfettamente a metà, senza discussioni, né liti. Con un innovativo provvedimento di omologa di separazione destinato a fare discutere, il Tribunale di Matera anticipa, per così dire, il - contestatissimo - ddl Pillon. In un certo senso, viste le analogie tra i contenuti del disegno di legge in discussione al Senato, e gli accordi stipulati nella separazione omologata, la giurisprudenza in un certo senso precede il legislatore.

L'omologazione, nell'ambito di un procedimento per separazione consensuale, è l'atto fondamentale. Significa, infatti, che le condizioni della separazione, concordate tra le parti con l'assistenza dei loro legali, sono state ritenute idonee a garantire l'interesse della prole minorenne. L'accordo raggiunto dalle parti nel caso della sentenza omologata dal tribunale lucano realizza una bigenitorialità perfetta, pienamente aderente ai principi sottesi al regime di affidamento condiviso.

DDL PILLON. IL PARERE DELL'ESPERTO

Ecco perché - spiega l'avvocato Luciano Vinci - il provvedimento "è straordinario". "Dopo la separazione - sottolinea il legale - il minore rimane a vivere prevalentemente presso uno dei genitori (il cosiddetto collocatario) mentre all'altro viene riconosciuto un calendario di frequentazione. Il genitore collocatario ha in genere il diritto di rimanere a vivere presso la casa coniugale, indipendentemente dal titolo di proprietà".

"Nel caso portato all'attenzione del Tribunale di Matera - afferma Vinci - la casa non è stata assegnata ai genitori. Si è previsto, infatti, che nell'immobile rimanga stabilmente il minore e che, di settimana in settimana, vi si alterneranno i genitori. Inoltre, nella specie, sempre per garantire la bigenitorialità del minore, si è stabilito che lo stesso trascorra con i figli tempi perfettamente paritetici. Pertanto, non vi sarà un genitore prevalente rispetto all'altro".


In ragione dei tempi simmetrici di frequentazione e dei redditi equivalenti dei genitori, si è poi previsto che ciascuno di loro provveda, in forma diretta, al mantenimento del minore nei tempi di sua spettanza. Nessun assegno di mantenimento, dunque, di un genitore in favore dell'altro, che invece è la soluzione preferita dal Tribunale per il mantenimento della prole. "Come dire - commenta il legale - si è in qualche modo anticipato il ddl Pillon".


Separazioni e divorzi, un fatturato milionario

I divorzi in Italia sono passati da 52.355 nel 1995 a 82.469 nel 2015 e stanno quasi per raggiungere il numero delle separazioni (91.706), raddoppiate in circa 20 anni (erano 52.323 nel 1995). E questo a fronte di 194.377 matrimoni nel 2015, calati di quasi centomila in vent'anni (erano 290.009 nel 2015). Si può dire dunque che ogni due coppie che si sposano, ce n'è una che si separa.

Le separazioni consensuali (costo medio unitario di 1500 euro per coniuge, quindi 3 mila per separazione) provocano un fatturato di quasi 140 milioni, quelle giudiziali (costo medio unitario 7 mila euro per coniuge, 14 mila per separazione) un fatturato di 630 milioni. In totale quasi 800 milioni di euro. Se si stima un volume d'affari analogo per i divorzi sia a doppia firma che giudiziali, si sfiorano i due miliardi di euro. Un valore comunque sottostimato perché non tiene conto dei costi degli altri attori delle cause di diritto familiare, come quello dei consulenti d'ufficio che redigono le Ctu, dei consulenti di fiducia che redigono le consulenze di parte.


Assimmetria nei Tribunali, Istat: "Legge 54/2006 non applicata"

A distanza di dieci anni dall'entrata in vigore della legge 54/2006 sull'affidamento condiviso - ad eccezione della drastica riduzione della proporzione di figli minori affidati in modo esclusivo alle madri - sottolinea l'Istat nel suo report 2016 dedicato a matrimoni separazioni divorzi - tutti gli altri indicatori non hanno subito modificazioni di rilievo.

"In altri termini - osserva l'Istat - per tutti gli aspetti in cui si lascia discrezionalità ai giudici, la legge non ha trovato effettiva applicazione". Ci si attendeva infatti (prosegue il report Istat) una diminuzione delle quote di separazioni in cui la casa coniugale è assegnata alle mogli e invece si registra un lieve aumento dal 57,4% del 2005 al 60% del 2015. Questa proporzione nel 2015 raggiunge il 69% per le madri con almeno un figlio minorenne.

Per quanto riguarda le disposizioni economiche infine non vi è nessuna evidenza che i magistrati abbiano disposto il mantenimento diretto per capitoli di spesa, a scapito dell’assegno: la quota di separazioni con assegno di mantenimento corrisposto dal padre si mantiene nel decennio stabile (94% del totale delle separazioni con assegno).

Non è casuale, dunque, come denunciato da Maria Giovanna Ruo, presidente della Camera nazionale avvocati per la famiglia e i minorenni, che “dal 2010 ad oggi (15 maggio 2017) l’Italia è stata condannata per 24 volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non aver dato, per mancanza di strumenti legislativi adeguati, effettiva esecuzione al diritto dei minori di crescere con entrambi i genitori, anche dopo la rottura del loro rapporto di coppia”.


Le proposte in Parlamento: dai patti prematrimoniali al ddl Pillon

Il Parlamento da tempo sta tentando di dare una risposta agli eterni conflitti in materia di diritto di famiglia. Nel corso della precedente legislatura, la commissione Giustizia della Camera allora presieduta da Donatella Ferranti stava svolgendo una indagine conoscitiva nell’ambito dell’esame di una proposta di legge bipartisan (ma priva di un consenso unanime da parte di tutte le forze politiche) per l’introduzione dei patti prematrimoniali nel nostro codice.

Il nuovo governo ha lasciato cadere il lavoro impostato dalla precedente legislatura e ha voluto, con il ddl Pillon, intraprendere un'altra, discussa, strada.
 
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