Economia

I mercati aspettano il disgelo Usa-Cina. Spread torna a 290 punti

Occhi puntati sul G20 di Buenos Aires: attese indicazioni positivi dal summit Trump-Xi. Intanto l'attività manifatturiera di Pechino rallenta. Milano strappa un rialzo dello 0,15%

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MILANO - Mercati alla finestra in attesa che entri nel vivo il G20 di Buenos Aires, dal quale il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, continua a giocare la partita per la Manovra italiana cercando di tenere insieme le posizioni del governo e quelle di Bruxelles: "Nessuno vuole arrivare alla procedura di infrazione", dice dal summit, ma "bisogna vedere se è possibile evitarla", aggiunge. Il tema cardine resta comunque la guerra commerciale tra Usa e Cina, in attesa di capire se Donald Trump e Xi Jinping riusciranno a scambiarsi parole di distensione a margine dell'evento. Secondo gli osservatori, dal faccia a faccia non sono da attendersi indicazioni chiare che puntellino la via verso la pace commerciale, ma è auspicabile arrivino intenzioni di massima di disgelo.

I listini europei chiudono cauti. A Milano, il Ftse Mib riesce a chiudere in progresso dello 0,15%, unica tra le maggiori continentali. Carige è positiva dopo il piano di rafforzamento del capitale annunciato ieri. Prevalgono i segni "meno" nel resto del Vecchio continente: Londra cede lo 0,97%, Francoforte arretra dello 0,36% e Parigi termina invariata. Tokyo ha segnato un rialzo dello 0,4%, con lo yen stabile sul dollaro a 113,30. Shanghai ha chiuso in rialzo dello 0,8% e Hong Kong ha guadagnato lo 0,2%. Wall Street chiude in territorio positivo: il Dow Jones ha guadagnato lo 0,79%, il Nasdaq lo 0,79% e l'indice S&500 lo 0,81%.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi chiude in leggero rialzo a 291 punti base, da 288, con il titolo decennale tricolore che rende il 3,22% sul mercato secondario. Sul fronte macroeconomico, l'Istat segnala un rialzo della disoccupazione a ottobre, mentre l'inflazione di novembre segna -0,1% mensile. In Germania, le vendite al dettaglio hanno deluso le attese calando a ottobre dello 0,3% sul mese precedente. Hanno però segnato un rialzo del 5% annuo, top da un anno e mezzo. Dagli Usa in arrivo l'indice Pmi Chicago. L'euro è stabile a 1,1390 dollari, passa di mano a 129,18 yen.

I contraccolpi della guerra commerciale sull'economia reale preoccupano intanto Pechino: l'attività manifatturiera in Cina ha registrato un ulteriore calo a novembre, attestandosi al livello più basso da luglio 2016. L'indice Pmi pubblicato dall'ufficio nazionale di statistica (bns), infatti è sceso a 50, rispetto al 50,2 del mese precedente, una "soglia critica" secondo l'istituto. Questo barometro, basato in particolare sui libri ordini delle aziende, è considerato come indicatore della situazione futura: una cifra superiore a 50 indica un'espansione dell'attività e, inferiore, invece, una contrazione. Il nuovo rallentamento arriva mentre la cina deve affronta le sanzioni commerciali dall'amministrazione statunitense. Tuttavia, tra i componenti dell'indice, i nuovi ordini di esportazione, pur rimanendo al di sotto di 50, hanno guadagnato 0,1 punti a 47. Segnali positivi, invece, dal Giappone con la produzione industriale che ha rimbalzato a ottobre del 2,9%, dal dato rivisto di un -0,4% in settembre. La disoccupazione nel Sol Levante è salita leggermente (0,1 punti) al 2,4%.

Tra le materie prime, il petrolio torna in calo a New York: alla chiusura degli scambi Ue, il Wti cede oltre 2 punti percentuali a 50,3 dollari al barile. L'oro è debole (-0,3%) a 1.220 dollari l'oncia.