Politica

Governo, calo nei sondaggi. Salvini sotto il 50% di popolarità

Gli italiani non vedono di buon occhio lo scontro con l'Europa, non affiderebbero i loro risparmi ai due vicepremier, vogliono una riduzione del debito pubblico. Il reddito di cittadinanza? Non è una priorità. E sul boom leghista influisce il crescere di astenuti e indecisi

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ROMA -  Matteo Salvini resta il politico più gradito dagli italiani. Ma dopo alcuni mesi scende sotto il 50 per cento dei consensi. Il dato è apparso ieri mattina sugli schermi tv durante la trasmissione Agorà che va in onda in mattinata su Rai Tre.
 
I dati sono stati elaborati dall'istituto Emg Acqua e dicono che ministro degli Interni si attesta al 49 per cento. Scende di un punto percentuale rispetto al 23 novembre, e di due rispetto al 15 novembre.
 
Il 10 ottobre e il 23 ottobre Salvini era apprezzato dal 50 per cento degli italiani. In calo, sempre di un punto anche Giuseppe Conte, 46 per cento, e Luigi Di Maio, 43 per cento.
 
Dietro resta stabile al 26 per cento Paolo Gentiloni, mentre cresce di due punti Giorgia Meloni al 21 per cento. Scendono di un punto anche Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, quotati al 16 e al 15 per cento. 

Dunque, dopo qualche mese Salvini scende sotto la soglia piscologica del 50 per cento. Ma Emg Acqua propone altri elementi interessanti sul governo e le vicende politiche in corso.
 
Il primo riguarda la percezione di chi in effetti "guida" Palazzo Chigi. Salvini, è la risposta del 65 per cento del campione alla domanda "chi conta di più nel governo?".

Il premier Conte guadagna due punti rispetto alla settimana scorsa e sale al 14 per cento, mentre Di Maio perde un altro 3 per cento e scende al 7 per cento.

Sicuramente un altro buon riscontro per il leader della Lega. Che però deve tenere conto degli umori degli elettori rispetto al braccio di ferro con la Commissione Ue sulla manovra.
 
Il 63 per cento degli italiani, infatti, chiede al governo di modificare la manovra e venire incontro alle richieste di Bruxelles. Il 30 per cento, invece vorrebbe andare avanti nello scontro.

In questa percentuale c'è da segnalare il 61 per cento di chi si definisce elettore leghista. Gli elettori dem sono al 90 per cento per le modifiche, mentre i grillini si dividono: il 48 per cento è per andare avanti, il 46 per fermare tutto. 

In netta discesa anche chi crede che il reddito di cittadinanza sia una priorità. Alla domanda su cosa cedere nella trattativa con la Ue, il 54 per cento chiede di "mollare", proprio la misura tanto cara ai grillini.  Il 30 per cento sarebbe disposto a cedere anche su quota 100.

In positivo solo il 19 per cento pensa che la priorità del governo debba essere quota 100 e il superamento della legge Fornero, in calo dell'1 per cento, In discesa anche la voglia di reddito di cittadinanza, 14 per cento e meno 2 per cento. 

Questo dato spiegherebbe in qualche modo le recenti aperture d Salvini al dialogo. Nonostante la voglia dei suoi elettori.
 
Un bagno d realismo dettato anche dal fatto che, secondo Emg Acqua, il 38 per cento degli italiani pensano che il principale obiettivo del governo dovrebbe essere quello di abbassare il debito pubblico. Percentuale in crescita del 3 per cento. 

Interessanti anche altri dati della Ipsos sullo scontro con l'Europa e il reddito di cittadinanza. Secondo questo sondaggio il 50 per cento ritiene molto utile avere "fatto la voce grossa in Europa".
 
Ma il 39 per cento pensa che non sia servito granché e che alla fine il governo porterà a casa qualcosa come hanno fatto gli altri governi. 

Ancora: solo il 21 per cento sarebbe disposto a sacrificare qualche servizio pubblico in cambio del reddito di cittadinanza.
Solo il 15 per cento potrebbe acquistare titoli di Stato, il 3 per cento potrebbe pagare anche più tasse.
 
Il 49 per cento non ci pensa minimamente a fare qualche sacrificio e il 12 per cento non sa e non sceglie. 

Ipsos ha chiesto anche se qualcuno abbia voglia di affidare i propri risparmi a Salvini o Di Maio. A dare fiducia al leader grillino non ci pensa il 74 per cento degli italiani, mentre a quello leghista dice no il 73 per cento. Un po' meglio va a Mario Draghi: dice no il 54 per cento degli italiani. 

Resta sullo sfondo però un problema metodologico. E Nando Pagnoncelli, Ipsos, l'ha scritto nel commento al suo sondaggio che attribuisce alla Lega il 36 per cento delle intenzioni voto alle politiche.

Bisogna fare i conti, scrive,  con "l'aumento dell'area grigia rappresentata da indecisi e astensionistiche oggi, (il 24 novembre) rappresenta il 36,2, quasi 3,2 milioni di elettori in più rispetto alle politiche".

"Al crescere delle astensioni, - spiega il sondaggista- la Lega aumenta il risultato grazie alla forte tenuta del proprio elettorato, a differenza delle altre forze politiche che fanno segnare un'uscita di elettori che in larga misura un'uscita di elettori".

Fatti i conti e tenuto conto di queste avvertenze, Pagnoncelli conclude che l'incremento della Lega rispetto ai voti reali del 4 marzo sarebbe di 400 mila elettori. 

 
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